sabato 15 dicembre 2012

Grecia, naufraga nave di migranti: venti morti e sette dispersi, un superstite

L'incidente nella notte. I corpi recuperati su una spiaggia di Mitilene. Il superstite: "In mare ci sono altri miei compatrioti" ATENE - Ancora una tragedia dell'immigrazione, stavolta nell'Egeo orientale, al largo dell'isola greca di Mitilene (Lesvos). La notte scorsa notte le pessime condizioni meteo hanno provocato il naufragio di un barcone con a bordo 28 persone, 26 migranti tra i 20 e i 45 anni di nazionalità sconosciuta, e due scafisti turchi. Su una spiaggia dell'isola la Guardia costiera ellenica ha recuperato 20 corpi e un solo superstite, un giovane di 20 anni. I dispersi sarebbero ancora sette. Tra loro i due scafisti. Se venissero confermate 27 vittime, si tratterebbe del naufragio più grave tra quelli registratisi negli ultimi anni nell'Egeo. Una tragedia di dimensioni sconosciute era avvenuta nella stessa zona a fine dicembre 2009, quando nel naufragio di una "carretta del mare" proveniente dalla Turchia erano morte 22 persone, tra le quali sette donne e un bambino. Cinque anni prima, il 29 gennaio 2004, al largo dell'isola di Evia (Eubea), era affondato un barcone con 45 migranti, 19 dei quali avevano perso la vita. Ma nel mare Egeo, soprattutto in questo periodo invernale e prima dell'inizio della primavera, sono frequenti le sciagure che coinvolgono le imbarcazioni cariche di migranti e ogni anno decine di persone muoiono in mare. A causa della sua vicinanza con la Turchia, l'Africa e il Medio Oriente, negli ultimi anni la Grecia è diventata un punto di transito obbligato per chi spera di raggiungere l'Europa occidentale. In particolare le molte isole del Mar Egeo, che con il loro enorme numero di approdi discreti costituiscono una frontiera marittima molto porosa, sono un percorso abituale per migliaia di clandestini che ogni anno, inseguendo il sogno di una vita migliore, sbarcano prima in Grecia e tentano poi di ripartire verso altri Paesi europei, Italia in primo luogo. La situazione è peggiorata con l'inizio della guerra civile in Siria, Paese dal quale negli ultimi mesi sono arrivati sulle isole greche migliaia di profughi. Questo vero e proprio assalto dei trafficanti di esseri umani alle isole greche è stato determinato dal successo delle misure adottate dalle autorità elleniche per ridurre il transito dei clandestini attraverso il confine greco-turco segnato nel Nord del Paese dal fiume Evros, lungo il quale il governo di Atene ha quasi ultimato la costruzione di una controversa barriera lunga 150 chilometri, con filo spinato, telecamere di sicurezza e un fossato lungo 120 chilometri, largo 30 metri e profondo sette, pieno d'acqua. A ottobre dell'anno scorso, furono circa 10.000 i clandestini che attraversarono la frontiera dell'Evros, mentre a ottobre di quest'anno sono stati appena 26. E' soprattutto per questo motivo, come ha ribadito di recente il sindaco dell'isola di Lesvos, Dimitris Vounatsos, che i trafficanti sono tornati a preferire percorsi alternativi facendo transitare la loro "merce" diretta in Europa attraverso le isole greche.

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